Una ricostruzione tenera di perdita personale.
The New York Times
"Matt Shepard Is a Friend of Mine" è un elogio in movimento ad una vita perduta, ma non dimenticata.
Indiewire
Questo documentario straziante dovrebbe essere mostrato in ogni liceo e all'università - e ovunque l'intolleranza si sospetta.
New York Daily News
Con queste e altre parole altrettanto azzeccate molti giornali hanno deciso di commentare l’uscita di questo documentario che narra, attraverso la voce di genitori e amici, la storia di Matthew Shepard e la sua tragica quanto insensata fine.
Questo film non solo rivisita un'atrocità, ma si muove attraverso di essa, per trovare un significato.
Con delicata pacatezza e dignitosa sofferenza si cerca di narrare come, da una semplice affermazione di intolleranza ad un crimine insensato e violento, il passo possa essere drammaticamente breve.
Matthew è un giovane di buona famiglia, pacato e gentile, con cui chiunque può identificarsi, chiunque può pensare a lui come ad un amico di scuola o un figlio.
Questo forse ha reso la sua storia di vita tanto potente da scuotere non solo l’America ma tutto il mondo.
Nel documentario non si indugia in ricostruzioni splatter, non si criminalizzano i carnefici e non si cercano mostri: gran parte del film narra come il ragazzo abbia cercato di venire a patti con il suo orientamento sessuale, cercando di andare oltre le sue radici culturali per costruire la propria identità.
Sua madre Judy ricorda come Matt avrebbe sempre voluto vestirsi come Dolly Parton ad Halloween ma si preoccupava di essere preso in giro.
Il padre ricorda quando il figlio andò da lui preoccupato, dicendo che voleva parlarli di “una cosa molto seria” e il sollievo che ha provato quando ha scoperto che tale cosa era “solo” l’omosessualità del figlio.
Veniamo a sapere che Matt ha viaggiato per il mondo, sentiamo i suoi cari leggere le lettere che il ragazzo scriveva. E poi il Marocco, le cose che iniziano a cambiare, la sua decisione di tornare in Wyoming…
Si evidenzia la sofferenza di un ragazzo, la sua gentile timidezza, la sua difficoltà a parlare del proprio orientamento sessuale con amici e parenti, il suo coraggio nel farlo e l’accettazione che ha trovato nella sua famiglia nonostante non credesse di trovarla.
Ma anche l’odio ingiustificato che lo ha travolto nel 1998, ponendo fine alla sua vita e lasciando tutti i suoi cari sgomenti.
E la costruzione di senso dei suoi cari che hanno cercato di non sprecare l’unica “finestra di scelta” che era loro rimasta: decidere se impegnarsi a cambiare un po’ il mondo o restare imprigionati in una rabbia attanagliante.
Questo è un documentario adatto ad un pubblico di liceali, è una ricostruzione che dovrebbe incollare allo schermo molte generazioni e intere famiglie.
Trailer
Attualmente disponibile su Netflix.
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